La guerra in Ucraina,

un disastro umanitario

– TRENTO, 02 MAR –

La guerra scatenata dal regime russo in Ucraina sta provocando in primo luogo un disastro umanitario: le popolazioni civili sono le prime vittime dei conflitti armati. Ma è anche un’azione molto pericolosa perché è partita come un rischio calcolato e invece è esposta ad uno scivolamento verso un’escalation senza precedenti negli ultimi settant’anni. D’altra parte la risposta dell’Unione Europea, degli Stati Uniti, della comunità internazionale è debole: dichiarazioni di principio, sanzioni economiche dagli esiti controversi, aiuti militari che potrebbero aggravare la situazione. Il pericolo è grande. Tocca ai popoli, all’opinione pubblica farsi sentire oltre i muri e le nuove cortine di ferro.
In primo luogo con la solidarietà alle popolazioni, agli immigrati e alle immigrate ucraini, ai movimenti civici e popolari che chiedono la pace, in particolare sostenendo le proteste in Russia e in tutti i Paesi, come la Bielorussia, dove sono esposte a una dura repressione.
In secondo luogo chiedendo urgenti misure di de-escalation a partire dal cessate il fuoco, dalla protezione delle popolazioni civili, dall’accoglienza dei profughi, tutti i profughi, dagli ucraini agli afgani, dai siriani agli iracheni, senza lasciarli morire di freddo ai confini dell’Europa, dall’avvio di trattative di pace.

In terzo luogo rivendicando una vera politica di sicurezza comune, che tenga conto del bisogno di sicurezza di tutti i popoli, preveda passi rilevanti verso il disarmo nucleare e convenzionale, la limitazione del commercio delle armi e del loro finanziamento, l’adozione di nuovi modelli di sicurezza che abbassino il rischio di guerra, il sostegno a modelli economici e sociali che favoriscano uno sviluppo comune sostenibile. È la strada tracciata da grandi leader europei come Willi Brandt e Olof Palme e poi smarrita. Bisogna ritrovarla al più presto.

di Francesco Terreri